L’ultima equazione della logica.
E siamo giunti al capolinea.
Con “l’ultima equazione della logica”, si chiude il ciclo di opere che racchiudono il senso della mia ricerca sull’esistenza.
L’ultima opera, volge il proprio sguardo verso un ipotetico futuro che riguarda noi tutti.
E la cosa non è delle migliori.
Pur non entrando in merito alle ragioni antropiche che hanno determinato tale situazione e di cui i cambiamenti climatici sopra menzionati rappresentano solo un aspetto, anche se di fondamentale importanza, il DNA dell’opera li evidenzia implicitamente.
Il piano verticale è diviso in tre differenti aree.
Esso, identifica una sorta di trittico “irregolare” all’interno del quale sono presenti tre scenari umani dal futuro probabile.
E’ stato forse concepito un futuro per l’umanità eccessivamente apocalittico o, forse, benevolo?
Investigando sulla sommatoria dei nefasti eventi cronologici, disseminati ovunque in numero sempre maggiore, non penso di essermi molto discostato da quello che potrebbe accadere.
E così la città implode in se stessa anche grazie a un gigante poco rispettato, il vulcano.
Pur non potendo impedirgli i suoi inevitabili sfoghi, sarebbe quantomeno plausibile non togliergli “l’ossigeno” per mezzo di una forma di antropizzazione selvaggia, non rispettosa del suo territorio.
Il vulcano, in un certo senso, purifica il suo territorio, depurandolo da quelle costruzioni che menti sagge avrebbero qualificato come macerie già prima della loro realizzazione.
Da quest’ambiente disastroso, si materializza un’onda “anomala” che esce dal dipinto per proiettarsi nello spazio.
E un’onda inquinata dai metalli pesanti, dal petrolio e i suoi derivati, impregnata, purtroppo, dal sangue dei colpevoli e degli innocenti che hanno dovuto condividerne gli eventi.
In basso, situato sulla destra dell’osservatore, è raffigurato un deserto non di originaria configurazione territoriale ma prodotto da due cause concatenate.
La prima è dovuta al deserto della ragione che, sovente, alberga in noi.
La seconda è conseguenza della prima poiché connessa al lento ma inesorabile processo di desertificazione.
Si è alla presenza di uno scenario biblico, con tanta sabbia e tanto sole da un lato, mentre dall’altro troppa acqua cattiva e mancanza di puro ossigeno.
Una delle figure umane dipinte, mimetizzate con la sabbia, esce in parte dal quadro “materializzando” il proprio bisogno d’acqua.
L’acqua espulsa dal piano superiore è completamente inquinata ma, in quei casi … poco importa, qualche frammento di vita in più.
In basso, alla sinistra del solito osservatore, c’è un angolo di mondo sommerso.
Da cosa?
Un uomo, soffocato dallo smog proveniente dal suo stesso mondo collocato sulla sua testa è immerso nello sporco, non soltanto fisico, ma soprattutto culturale, di una delle innumerevoli discariche presenti a perdita d’occhio.
Egli tenta una fuga dal suo mondo cercando di “strappare” la tela sulla quale è dipinto ma… non si può sfuggire da se stessi senza incorrere in estreme conseguenze.
Una proiezione logica sul futuro prossimo?
Facciamo il possibile per non trovarci di fronte all’Ultima Equazione della Logica.