OTTAVA  OPERA

Dimensioni trasparenti ma che ci coinvolgono

Che cosa sappiamo delle cose che ci attraversano continuamente senza essere viste?

La maggior parte del nostro apparato tecnologico funziona per mezzo di onde elettromagnetiche.

Ci sono quelle lontane da noi ma anche quelle troppo strettamente vicine che potrebbero, in maniera differente, interferire con le particelle quantiche interne a noi.

Senza entrare in merito alla pericolosità o meno delle stesse, indipendentemente se ionizzanti o meno, qualora le onde “ondeggiassero” su piani invisibili colorati, il nostro atteggiamento verso di loro sarebbe, quantomeno, più cautelativo.

Sulla tela verticale, è stato rappresentato un ensemble di “emettitori” di campi elettromagnetici proiettati, su due corpi  in atteggiamento di “legittima” difesa.

L’uomo, cerca di ribellarsi a questo flusso di fotoni ad alta energia che “esce” dal quadro assimilandolo a un nemico suo e della donna racchiusa in se stessa e che cerca di difendere.

Attraverso questa opera ho voluto intenzionalmente esagerare con l’intensità dei CEM, addirittura giungendo a “fondere” la materia umana nel loro punto  di contatto, nel tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica ad un uso più attento di queste tecnologie.

La tecnologia va usata in maniera saggia, per quanto possibile.

E’ ovvio che questa estremizzazione del fenomeno voglia porre l’attenzione su un problema troppo spesso trascurato.

Non bisogna aver paura di vivere in prossimità di un fiume se si accetta la giusta distanza di rispetto a esso, si ripulisce dagli impedimenti che ne ostacolano il flusso dell’acqua, non si cementifica e, magari, si costruisce la casa con particolari dettagli costruttivi.

Analogamente, non bisogna temere il “nuovo”, ma neanche sottostimarlo durante il periodo della sua conoscenza.

E’ il buon senso che lo vorrebbe.

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